Il grido dei morti by Niall Ferguson

Il grido dei morti by Niall Ferguson

autore:Niall Ferguson [Ferguson, Niall]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, World
ISBN: 9788852048531
Google: DVMXAwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2014-03-18T04:23:45+00:00


VI

Gli ultimi giorni dell’umanità. 28 giugno - 4 agosto 1914

Perché la Bosnia?

Per lo storico della diplomazia il 1914 offriva la più esplosiva di tutte le risposte alla domanda preferita degli statisti e degli osservatori: la «Questione orientale», 1 vale a dire la lunga lotta, in cui furono coinvolte sia le rivalità fra le grandi potenze sia il nazionalismo balcanico, per cacciare l’Impero ottomano dall’Europa. Il punto cruciale era: chi, dopo i turchi? Era stata una lotta in cui, per la gran parte del XIX secolo, la Russia aveva rappresentato la potenza più aggressiva e l’Austria la sua perenne ma spesso distratta rivale, mentre la Gran Bretagna e la Francia si erano generalmente schierate contro la Russia. Il Vicino Oriente (a differenza di Medio ed Estremo Oriente, l’espressione è caduta in disuso) era anche un luogo perfetto per una guerra navale – niente di più facile per la flotta britannica di spostarsi a tutta velocità da Gibilterra ai Dardanelli – ma alquanto insalubre per una guerra sulla terraferma, come si accorsero tutti coloro che si trovarono a Sebastopoli nel 1854-1855 e a Gallipoli sessant’anni dopo. Anche i russi avevano conosciuto questo problema nel 1877, quando la loro avanzata verso Costantinopoli fu bloccata a Plevna, riducendo così il rischio di una seconda guerra di Crimea.

Per tutto il XIX secolo la Prussia e la Germania non presero praticamente parte a questo dramma. Saggiamente Bismarck risparmiò le ossa dei suoi granatieri della Pomerania per usarle in climi più nordici. Al volgere del secolo, però, si ebbe un riallineamento. In mancanza di una seria presenza navale russa nel mar Nero, la Gran Bretagna iniziava a perdere interesse per l’antica questione del controllo degli Stretti. D’altra parte, la Germania aveva iniziato a coltivare un interesse economico e politico per la Turchia, simboleggiato dal progetto della ferrovia Berlino-Baghdad. Cosa probabilmente ancora più importante, gli Stati balcanici che nel XIX secolo avevano ottenuto (o avevano ricevuto) l’indipendenza dal dominio ottomano cominciarono a perseguire politiche più aggressive e autonomiste. Nel 1886 la Russia aveva potuto sequestrare il re bulgaro, che aveva mostrato l’intenzione di perseguire una propria politica (anche se tale politica non era molto diversa da quella russa di una «grande Bulgaria»). Il governo serbo, però, non era mai stato così sottomesso a San Pietroburgo, e aveva una politica aggressivamente nazionalista ed espansionista. Quel che avevano fatto la Grecia nel Peloponneso negli anni Venti dell’Ottocento, il Belgio nelle Fiandre negli anni Trenta, il Piemonte in Italia negli anni Cinquanta e la Prussia in Germania negli anni Sessanta, era esattamente ciò che volevano fare i serbi nei Balcani all’inizio del Novecento: estendere il proprio territorio nel nome del nazionalismo degli «slavi del Sud».

Tuttavia, il successo o il fallimento dei piccoli Stati nella loro lotta per ottenere l’indipendenza o l’ampliamento territoriale dipendeva inevitabilmente dalla costellazione della politica delle grandi potenze. Era l’equilibrio, o la mancanza di equilibrio, ciò che contava nella «pentarchia» delle grandi potenze di Leopold von Ranke. Così i greci e i serbi riportarono successi (parziali) contro i



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